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Calcoli renali: quale acqua bere?

I calcoli renali sono una condizione alquanto comune, che si verifica quando i minerali e le sostanze chimiche presenti nelle urine si aggregano dando vita a delle formazioni solide.

I calcoli possono variare in dimensioni, da piccoli come un granello di sabbia a grandi come una pallina da golf.

Quali tipi di calcoli renali esistono?

Esistono diversi tipi di calcoli renali, a seconda del minerale o della sostanza chimica che li compone. I tipi più comuni di calcoli renali sono:

  • Calcoli di ossalato: questi calcoli sono costituiti da ossalato di calcio, un minerale che si trova naturalmente in molti alimenti.
  • Calcoli di acido urico: questi calcoli sono costituiti da acido urico, un prodotto di scarto del metabolismo delle proteine.
  • Calcoli di struvite: questi calcoli sono costituiti da struvite, un minerale che si forma in presenza di batteri.

Sintomi tipici dei calcoli renali

I calcoli renali si presentano tipicamente con un sintomo, ovvero un dolore molto intenso e continuo all’altezza di un fianco.

Ad ogni modo in alcuni casi i sintomi possono variare a seconda della dimensione, della posizione e del tipo di calcolo. Quelli più comuni sono:

  • Dolore intenso, localizzato su un fianco, nella zona lombare o inguinale. Il dolore può essere acuto e lancinante, e può irradiarsi verso l’addome, la schiena o l’inguine.
  • Nausea e vomito.
  • Difficoltà a urinare, o sensazione di bruciore durante la minzione.
  • Urine torbide o con sangue.

Se si verificano questi sintomi è importante consultare un medico, in quanto questi possono essere indicativi di una condizione medica grave.

Altri sintomi che spesso si presentano assieme ai calcoli renali sono:

  • Febbre e brividi, in caso di infezione.
  • Ipersudorazione.
  • Pallore.
  • Tachicardia.

Quale acqua bere per prevenire i calcoli renali?

Bere molta acqua è già uno dei modi migliori per prevenire i calcoli renali. L’acqua aiuta a diluire le urine e a prevenire l’aggregazione dei minerali.

La quantità di acqua da bere per prevenire i calcoli renali varia a seconda dell’individuo, ma in generale si consiglia di bere almeno 2 litri di acqua al giorno.

In particolare, è consigliabile bere acqua oligominerale o minimamente mineralizzata, con un residuo fisso inferiore a 150 mg/l. Questo tipo di acqua è meno ricca di minerali che possono favorire la formazione di calcoli.

È importante notare che l’acqua minerale naturale può contenere una quantità variabile di minerali, a seconda della fonte. Per questo motivo, è sempre consigliabile consultare il medico o uno specialista prima di scegliere un’acqua minerale adatta a soggetti che hanno la tendenza a sviluppare calcoli renali.

Ecco alcuni consigli che possono essere utili per scegliere l’acqua giusta e prevenire i calcoli renali:

  • Leggi l’etichetta dell’acqua per controllare il residuo fisso.
  • Scegli un’acqua oligominerale o minimamente mineralizzata, con un residuo fisso inferiore a 150 mg/l.
  • Evita le acque minerali che contengono elevate quantità di ossalato di calcio, fosfato di calcio o acido urico.

Se solitamente si beve l’acqua del rubinetto di casa, è possibile renderla più leggera facendo installare uno dei moderni depuratori acqua che possono eliminare eventuali impurità e diminuire il residuo fisso.

Quale acqua bere se si hanno già i calcoli renali?

Anche se si hanno già i calcoli renali, è importante continuare a bere molta acqua. L’acqua aiuta a sciogliere i calcoli e a prevenire la formazione di nuovi.

Se il medico lo ritiene opportuno, potrebbe dare sollievo al paziente assumere specifiche soluzioni antispastiche che si trovano in farmacia, le quali sono in grado di calmare i dolori provocati dagli spasmi e rilassare la muscolatura.

Conclusione

Quello dei calcoli renali è un problema comune a tantissime persone di tutte le età, e bere molta acqua è uno dei modi migliori per prevenirlo.

In particolare, è consigliabile bere acqua oligominerale o minimamente mineralizzata, con un residuo fisso inferiore a 150 mg/l.

Anche se si hanno già i calcoli renali, è importante continuare a bere molta acqua e farsi seguire da un medico, il quale valuterà il singolo caso e le azioni da intraprendere.

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Conto trimestrale delle Pubbliche Amministrazioni, famiglie e profitti delle società

Nel terzo trimestre del 2023 il quadro della finanza pubblica ha mostrato un miglioramento per l’indebitamento, e rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente, una pressione fiscale in diminuzione.
Nello stesso periodo, dopo la brusca caduta del quarto trimestre 2022, il potere d’acquisto delle famiglie ha proseguito la ripresa. Tale ripresa, iniziata nel primo trimestre del 2023, era stata interrotta dalla lieve flessione del trimestre successivo.

La stessa dinamica si è osservata per la propensione al risparmio, che tuttavia è rimasta molto al di sotto dei livelli pre-Covid.
Le società non finanziarie hanno poi registrato la terza flessione consecutiva della quota di profitto, ma di minore intensità rispetto alle precedenti. Analogamente, è proseguita la diminuzione del tasso di investimento, iniziata nel quarto trimestre del 2022.

Indebitamento netto in rapporto al Pil pari a -5%

Il Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP) e le stime relative alle famiglie e alle società sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali.
I dati relativi alle Amministrazioni pubbliche sono espressi in forma grezza, mentre quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.

Dal Conto emerge come nel terzo trimestre 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil sia stato pari al -5,0%. Nello stesso trimestre del 2022 era pari al -9,4%.

Pressione fiscale al 41,2%, -0,2% rispetto al III trimestre 2022

Il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche, l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,2%. Nel terzo trimestre del 2022 era pari a -5,6%.
Il saldo corrente delle Amministrazioni pubbliche è stato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,1% (-1,2% nel terzo trimestre del 2022).

La pressione fiscale è stata pari al 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%.

Quota di profitto società non finanziarie: -0,7%

La propensione al risparmio delle famiglie italiane è stimata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2023.
Inoltre, il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è cresciuto dell’1,3%, rispetto al trimestre precedente. Questo, a fronte di un aumento dei prezzi pari al +0,5%.

Quanto alle imprese, la quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 42,5%, è diminuita di 0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. E il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al secondo trimestre dell’anno appena trascorso.

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Abbigliamento: gli italiani comprano online. In 5 anni meno 9mila attività 

Tra il 2019 e il 2023 il bilancio tra aperture e chiusure di attività nel commercio di articoli di abbigliamento in esercizi specializzati è quantificabile in una riduzione di quasi l’11%.
Una frenata che ha inciso pesantemente sulle imprese individuali, pari al 53% del totale del comparto, e che negli ultimi cinque anni hanno registrato una diminuzione superiore al 12%, pari a -5.891 unità in termini assoluti.

Come mostra la fotografia scattata da Unioncamere e InfoCamere, nell’ultimo quinquennio il numero di negozi di abbigliamento è sceso di oltre 9mila unità, attestandosi al 30 settembre scorso leggermente al di sopra dei 78.000 esercizi commerciali. E la colpa è anche dell’e-commerce.

Negozi messi a dura prova lungo lo Stivale

Si tratta infatti di una dinamica, che secondo l’associazione delle Camere di commercio guidata da Andrea Prete, riflette anche la forte crescita del commercio online, con sempre più italiani che fanno i loro acquisti sulle apposite piattaforme dedicate.

Insomma, pandemia, cambiamenti nelle abitudini di consumo e fiammate inflazionistiche stanno mettendo a dura prova i negozi di abbigliamento lungo lo stivale. 
E a livello territoriale l’immagine è di un’Italia con meno vetrine in tutte le venti regioni, a eccezione di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, dove si conta una variazione negativa più contenuta in termini percentuali.

Lazio, Lombardia e Toscana -4.272 attività

In tutte le altre regioni, a partire da Lazio, Marche, Toscana e Friuli Venezia Giulia, si registrano perdite superiori al 10%.
Lazio, Lombardia e Toscana sono invece le regioni in cui la contrazione degli esercizi è maggiore in termini assoluti. Le tre regioni, infatti, determinano quasi la metà della variazione negativa registrata a livello nazionale: -4.272 attività nel periodo in esame, pari al 46% del totale.

A livello provinciale, le variazioni percentuali più importanti si registrano al Centro-Nord.
A Roma, Ancona, Ferrara e Rieti per il commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento si contano diminuzioni superiori al 20% nell’arco dell’intero periodo considerato.

Componenti femminili e giovanili più penalizzate

Qualche nota positiva arriva dal Sud, dove Crotone, Ragusa e Siracusa sono le uniche province in cui la variazione di attività dell’abbigliamento nel quinquennio è positiva, rispettivamente, +1,6% e +0,5%.
Ma il declino nei cinque anni ha interessato fortemente le componenti femminili e giovanili.

Rispettivamente, è di oltre 4.700 e 2.500 negozi la perdita registrata nel settore in termini assoluti, corrispondente a una variazione percentuale negativa pari al 10% per le imprese ‘rosa’ e oltre il 26% per quelle under35.
Uno scenario sempre negativo, ma meno significativo in termini assoluti, risulta anche quello delle imprese straniere (10% sul totale del settore), dove sono state estromesse per sempre dal mercato circa 1.000 attività (-10,4% nel periodo).

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Intelligenza Artificiale: un anno di trionfi e innovazioni. Le prospettive settoriali per il 2024

Dopo un anno di sorprendenti avanzamenti, l’Intelligenza artificiale sta plasmando un futuro intriso di innovazione. Le sue applicazioni nei diversi settori produttivi, nell’industria dell’intrattenimento e le sue implicazioni nel mondo del lavoro sono solo la punta dell’iceberg di un cambiamento profondo che sta modificando rapidamente il nostro presente.

L’interazione continua tra menti brillanti, ingegneri e esperti settoriali promette infatti di portare l’Intelligenza artificiale verso nuove, e più alte, vette.
Un anno fa il panorama dell’Intelligenza artificiale iniziava a manifestare i primi segni di una trasformazione epocale. E ora si attendono con trepidazione le prossime frontiere che l’Intelligenza artificiale attraverserà nel prossimo anno, e oltre.

Una rivoluzione per la Sanità e l’industria manifatturiera

Nel settore sanitario, l’Intelligenza artificiale si è rivelata una forza trainante, accelerando processi cruciali come la diagnosi e il trattamento delle malattie.
Gli algoritmi sofisticati di apprendimento automatico analizzano i dati clinici dei pazienti con una precisione senza precedenti, rivoluzionando anche la ricerca di nuovi farmaci e terapie.
Nell’industria manifatturiera, invece, l’Intelligenza artificiale sta ridefinendo la produzione attraverso l’introduzione di robot intelligenti.

I robot collaborano sinergicamente con la forza lavoro umana, accelerando i cicli di produzione e ottimizzando le operazioni. Algoritmi avanzati si occupano della riduzione degli sprechi e dell’ottimizzazione dei processi produttivi.

Finanza: previsione dei mercati e gestione avanzata del rischio

Il settore finanziario abbraccia l’Intelligenza artificiale per prevedere le dinamiche di mercato, analizzare il rischio e contrastare le frodi. Gli algoritmi avanzati analizzano costantemente i flussi di dati finanziari, consentendo agli operatori decisioni tempestive e illuminate in un contesto economico sempre mutevole.

Nel settore dell’educazione, l’apprendimento personalizzato sta rivoluzionando le aule. Nel mondo dell’istruzione e della formazione, infatti, l’Intelligenza artificiale sta contribuendo soprattutto a personalizzare l’esperienza di apprendimento. Sistemi di apprendimento automatico valutano il progresso degli studenti, adattando il materiale didattico alle loro esigenze specifiche. Questo approccio su misura favorisce un apprendimento più coinvolgente e mirato

Trasporti, dalla guida autonoma al rinnovamento delle infrastrutture

L’Intelligenza artificiale sta facendo progressi significativi anche nel settore dei trasporti. I veicoli a guida autonoma stanno diventando sempre più comuni e utilizzati. Grazie a sensori sofisticati e algoritmi avanzati, tra gli latri vantaggi, la guida autonoma promette di rendere il traffico urbano più sicuro ed efficiente.

Contestualmente, l’Intelligenza artificiale viene impiegata per ottimizzare le infrastrutture allo scopo di ridurre i tempi di percorrenza e migliorare la gestione del traffico urbano.

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Dai fichi turchi ai pistacchi iraniani è allarme prodotti contaminati 

Lo ha scoperto la Coldiretti: alcuni cibi ‘pericolosi’ per la sicurezza alimentare rischiano di finire nel carrello degli italiani in cerca di risparmio. La ‘black list’ compilata dalla Coldretti va dai fichi turchi ai pistacchi iraniani, dalle spezie indiane ai litchi cinesi.

L’analisi dell’Associazione, condotta sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), e diffusa in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, conferma come nel 2022 sul totale dei 317 allarmi rilevati 106 scaturivano da importazioni da altri stati dell’Unione Europea (33%) e 167 da Paesi extracomunitari (53%).
Solo 44 (14%) riguardavano prodotti con origine nazionale.
In pratica, oltre otto prodotti pericolosi su dieci provengono dall’estero (86%).

Attenzione a mercurio, aflatossine, salmonella

I pericoli maggiori per la salute dei consumatori italiani provengono dai fichi secchi della Turchia, contaminati dalle aflatossine, dal pesce spagnolo, per l’alto contenuto di mercurio, dalla carne di pollo polacca, contaminata da salmonella, e da cozze e vongole spagnole, sempre con salmonella insieme al batterio dell’escherichia coli.

Molto pericolosi anche i pistacchi di Turchia, Iran e Stati Uniti per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, erbe e spezie indiane e litchi cinesi, per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti, e anche ostriche francesi al norovirus, che provoca violente gastroenteriti.
È un’emergenza che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma che si estende anche a quelli più ricchi.

Residui chimici irregolari oltre i limiti di legge

Insomma, cibi e bevande straniere sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge pari al 6,4% del totale, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale.

In caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono però determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio. Con il rischio di generare un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi, e che spesso mette in difficoltà interi comparti economici.

Ampliare l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta

Grazie alla battaglia della Coldiretti arriva l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine anche per frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole e altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.

Un risultato ottenuto con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’UE del regolamento delegato 2023/2429, che avrà piena attuazione a partire dal 1° gennaio 2025.
Tuttavia, la provenienza resta sconosciuta in diversi casi: dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti, senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti a indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola.

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Cosa vogliono gli italiani? La settimana corta al lavoro

Il desiderio espresso è quello di avere più tempo per se stessi, la propria famiglia e le proprie passioni. Anche a costo di sacrificare un po’ di guadagno.
Ecco, in sintesi, cosa vogliono gli italiani: un equilibrio ottimale tra vita lavorativa e privata. Analizzando la situazione lavorativa in Italia, uno studio recente condotto da ASSIRM, l’associazione delle principali aziende di ricerche di mercato per Confindustria Intellect, ha rivelato che oltre il 55% dei lavoratori italiani sarebbe disposto a ridurre il proprio stipendio in cambio di un giorno libero aggiuntivo ogni settimana. 

Un desiderio più sentito dai giovani

La propensione ad avere più tempo libero aumenta al 62% tra i giovani lavoratori compresi tra i 25 e i 34 anni. La prospettiva di una “settimana corta”, pratica comune in molti paesi e attualmente oggetto di una proposta di legge in Italia, sembra essere diventata una delle richieste principali dei lavoratori.

Il rapporto, intitolato “La nuova relazione con il mondo del lavoro”, evidenzia un trend in rapida evoluzione, con una significativa accelerazione durante e dopo la pandemia: il 63% delle persone dichiara di avere nuove aspettative nei confronti del lavoro, una percentuale che aumenta al 70% nella fascia di età 25-34 anni e addirittura al 77% tra i giovani appena inseriti nel mondo del lavoro (18-24 anni).

I settori professionali più ambiti? IT e servizi digitali 

Per quanto riguarda i settori lavorativi, secondo il rapporto, il settore dell’IT e dei servizi digitali risulta essere il più ambito (38%), seguito da marketing (34%) e comunicazione (30%). Emergono notevoli differenze tra le diverse fasce di età, con i giovani che preferiscono il settore del marketing e i lavoratori più anziani orientati verso l’IT e il digitale.
Tra le posizioni lavorative più desiderate, quella di venditore occupa il primo posto (29%), seguita da project manager (27%), gestore delle risorse umane (26%), programmatore (25%) e responsabile marketing (24%).

Una sfida per il mondo del lavoro

Matteo Lucchi, presidente di ASSIRM, sottolinea come “nel mondo del lavoro, ora più che mai, si stiano scontrando approcci differenti in termini di attitudine e finalità. Questa situazione rappresenta una sfida per la gestione, ma costituisce anche un elemento arricchente, introducendo variabilità e risorse intrinseche. Tale diversità può contribuire a differenziare e migliorare l’ambiente di lavoro, considerata la nuova consapevolezza acquisita. Tuttavia, le esigenze delle aziende non sempre riescono a soddisfare le aspettative e le ambizioni dei lavoratori. Si osserva una crescente disparità tra domanda e offerta di lavoro, specialmente in termini di competenze di base, esperienza e disponibilità a lavorare oltre gli orari standard o a gestire livelli di stress crescenti”.

Fattori da considerare prima di installare un impianto fotovoltaico

L’installazione di un impianto fotovoltaico è notoriamente un investimento importante che può comportare notevoli risparmi economici e benefici ambientali.

Tra l’altro l’Italia è un paese con un buon numero di ore di luce annuali, con una media di 2.455 ore, leggermente superiore alla media europea di 2.000 ore.

Questa condizione climatica favorevole rende l’Italia un paese ideale per l’installazione di impianti fotovoltaici.

Sicuramente, prima di procedere con l’installazione, è importante considerare una serie di fattori per assicurarsi che l’impianto sia la soluzione giusta per le proprie esigenze.

Ci accingiamo adesso proprio ad esplorare tali fattori, così da sciogliere ogni dubbio prima di procedere con l’installazione un impianto fotovoltaico.

L’esposizione solare dell’abitazione

L’esposizione solare di una abitazione è uno dei fattori più importanti da considerare prima di pensare di far installare un impianto fotovoltaico. I pannelli solari devono essere esposti alla luce solare diretta per la maggior parte della giornata per produrre la massima quantità di energia.

Se l’abitazione si trova in un luogo con un’esposizione solare limitata infatti, l’impianto potrebbe non essere in grado di produrre la quantità di energia necessaria per soddisfare i propri consumi.

La dimensione dell’impianto

La dimensione dell’impianto fotovoltaico deve essere adeguata in base ai consumi energetici dell’abitazione, nonché agli spazi che un eventuale condominio è disposto a concedere ad ogni singolo condomino.

Un impianto troppo piccolo non sarà infatti in grado di soddisfare i consumi, mentre un impianto troppo grande potrebbe essere un investimento eccessivo ed immotivato.

Per determinare la dimensione dell’impianto necessaria, è possibile consultare un installatore qualificato. Se vivi al Nord Italia puoi richiedere la consulenza di SunGroup, azienda che opera nel settore fotovoltaico Torino e che può aiutarti a capire quale impianto sia più adatto a te.

Il costo dell’installazione

Il costo di un impianto fotovoltaico varia a seconda della dimensione dell’impianto, della potenza dei pannelli solari e delle caratteristiche tecniche dell’impianto. In generale, il costo di un impianto fotovoltaico da 3 kW è compreso tra i 5.000 ed i 10.000 euro.

È importante considerare il costo dell’installazione prima di prendere una decisione, per assicurarsi che l’impianto sia effettivamente un investimento conveniente dal punto di vista economico.

Ad ogni modo il governo offre una serie di incentivi per promuovere l’installazione di impianti fotovoltaici. Gli incentivi possono essere di natura fiscale, economica o tecnica.

È bene informarsi in anticipo sugli incentivi disponibili, per poter beneficiare di un risparmio economico, considerando anche che questi possono variare da regione a regione.

La manutenzione e durata dell’impianto

Gli impianti fotovoltaici richiedono una manutenzione minima. Ad ogni modo, è importante effettuare una manutenzione periodica per assicurarsi che tutto funzioni correttamente.

La manutenzione periodica dell’impianto deve necessariamente essere effettuata da un installatore qualificato.

Questi impianti hanno una durata media di circa 25 anni, prima di iniziare a perdere prestazioni. È importante considerare la durata dell’impianto prima di procedere con l’installazione, per assicurarsi che l’investimento sia sostenibile nel lungo periodo.

Ad ogni modo si tratta di un arco di tempo sufficiente a garantire l’ammortamento del costo iniziale ed un notevole risparmio nel tempo.

Considerazioni finali

Ecco alcuni consigli finali per aiutarti a prendere una decisione informata:

  • Richiedi preventivi da diversi installatori qualificati: è importante confrontare i prezzi e le offerte per trovare la soluzione migliore per te.
  • Informati sugli incentivi disponibili: il governo offre una serie di incentivi per promuovere l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici, fai bene a sfruttarli.
  • Richiedi una consulenza tecnica: un installatore qualificato può aiutarti a valutare la fattibilità dell’installazione e a scegliere l’impianto più adatto alle tue esigenze.

L’installazione di un impianto fotovoltaico è un investimento che può comportare notevoli benefici sia a livello economico che ambientale.

Ricorda che è importante considerare i fattori qui riportati prima di procedere con l’installazione, per assicurarsi che l’impianto sia la soluzione giusta per le tue necessità.

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Cybersecurity: comunità gamer sotto attacco, 192.456 utenti colpiti

La comunità dei giocatori online su mobile è diventata un obiettivo allettante per i criminali informatici, che sfruttano questo enorme bacino di utenti per poter accedere, e sottrarre, dati personali e finanziari.
Nel 2023 la community globale del gaming rappresenta infatti quasi il 40% della popolazione mondiale, ovvero, oltre tre miliardi di giocatori.

Dal 1° luglio 2022 al 1° luglio 2023 Kaspersky ha documentato 436.786 tentativi di violazione di dispositivi mobili, con un impatto su 84.539 utenti.
Gli incidenti, invece, hanno interessato 192.456 utenti in tutto il mondo.
In pratica, i criminali sfruttano gli account gaming per rubare asset di gioco e valuta virtuale, per poi vendere gli account compromessi con valore reale.

File dannosi travestiti da giochi popolari 

In particolare, sono 4.076.530 i tentativi di scaricare 30.684 file unici, ‘travestiti’ dai criminali da giochi popolari, mod, cheat e altri software legati al gaming.
Si tratta di file classificati principalmente come software indesiderati, spesso etichettati come ‘not-a-virus’, come downloader (89,7%), adware (5,25%) e trojan (2,39%).

Il software dannoso e indesiderato spesso si nasconde sotto forma di giochi popolari, diffusi attraverso siti web di terze parti che offrono versioni pirata. Queste pagine ingannevoli mostrano in genere numeri di download inflazionati, inducendo potenzialmente gli utenti a un falso senso di sicurezza.
Tuttavia, cliccando sul pulsante di download si ottiene un archivio che può contenere elementi dannosi o non correlati, che si discostano dal contenuto promesso.

Minecraft, Roblox, Counter-Strike: Global Offensive i più colpiti

Ed è Minecraft il bersaglio preferito dai criminali informatici, responsabile del 70,29% di tutti gli alert.
Nel periodo considerato, le minacce che hanno usato Minecraft come esca hanno colpito 130.619 giocatori in tutto il mondo. Al secondo Roblox, che ha contribuito al 20,37% di tutti gli avvisi e ha colpito 30.367 utenti.
Counter-Strike: Global Offensive (4,78%), PUBG (2,85%), Hogwarts Legacy (0,60%), DOTA 2 (0,45%) e League of Legends (0,31%) sono anch’essi tra i principali giochi oggetto di minacce informatiche.

Aumentano gli attacchi ransomware ai professionisti

Una scoperta degna di nota riguarda la comparsa di SpyNote. Si tratta di un trojan spia distribuito tra gli utenti di Roblox, che offre diverse funzionalità di spionaggio, tra cui keylogging, registrazione dello schermo, streaming video dalle fotocamere del telefono e la capacità di impersonare le applicazioni di Google e Facebook per indurre gli utenti a divulgare le loro password.

Ma continuano a rappresentare una minaccia significativa per i gamer anche il phishing e le pagine di distribuzione contraffatte.
“L’incessante ricerca di dati personali ha portato a un notevole aumento degli attacchi ransomware anche ai gamer professionisti, che hanno bisogno di giocare senza interruzioni – spiega Vasily Kolesnikov, Cybersecurity Expert di Kaspersky -. Questo sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza della sicurezza informatica all’interno della community dei gamer”.

Idee regalo per una persona che ama il vintage

Se stai cercando un’idea regalo carina per una persona che ama il vintage, qui puoi trovare gli spunti di cui hai bisogno.

Abbiamo preparato per te una lista di idee per regali originali e uniche che sicuramente faranno colpo sulla persona a te cara.

Sia che si tratti di un regalo di compleanno, Natale o qualsiasi altra occasione, certamente troverai l’idea “vintage” giusta tra le tante che ci apprestiamo a suggerirti di seguito.

Sei pronto? Iniziamo subito allora.

Oggetti di arredamento

Un modo perfetto per consentire ad una persona di dare un tocco vintage alla propria casa è il regalarle un oggetto di arredamento retrò. Puoi scegliere tra un’ampia gamma di prodotti come mobili, lampade, quadri o accessori.

Alcune idee al riguardo:

  • Un mobile d’epoca originale, magari ereditato da parenti o trovato in un mercatino dell’antiquariato.
  • Una delle bellissime insegne vintage al neon led, per creare un’atmosfera davvero particolare.
  • Un quadro o una stampa antica, per decorare le pareti.
  • Un prodotto antico come ad esempio un vinile, una macchina fotografica a rullini o un giradischi.

Abbigliamento e accessori

Anche l’abbigliamento e gli accessori possono essere un’ottima scelta se si vuol fare un regalo retrò.

Puoi optare per capi classici, come un abito a pois o un paio di jeans a zampa d’elefante, oppure per qualcosa di più stravagante, come una borsa a tracolla con frange o un paio di occhiali da sole stile anni ’70.

Alcune idee al riguardo:

  • Un abito vintage, per un look davvero unico.
  • Una borsa vintage, per completare un outfit già ben definito.
  • Un paio di scarpe vintage, per un tocco di stile in più.
  • Un accessorio vintage per completare l’abbigliamento come ad esempio una collana, un ciondolo o un braccialetto.

Gadget e tecnologia

Anche i gadget e la tecnologia possono essere un’idea regalo originale cui pensare per una persona che ama il vintage.

Scegli tra tanti prodotti disponibili quali i vecchi lettori CD portatili, un giradischi o una macchina fotografica istantanea.

Alcune idee al riguardo:

  • Una console con videogiochi retrò.
  • Un giradischi o vinile del suo gruppo musicale preferito.
  • Una macchina fotografica istantanea, per catturare i momenti speciali con un tocco vintage.
  • Un gadget vintage, come un walkman o un gioco di società anni ‘90.

Libri e fumetti

I libri e i fumetti sono un’altra ottima scelta per un regalo vintage. Puoi optare per i classici della letteratura o del fumetto, oppure per qualcosa di più specifico.

Alcune idee al riguardo:

  • Un romanzo storico, per immergersi in un racconto dal sapore retrò.
  • Un fumetto vintage, per rivivere le avventure dei propri eroi preferiti.
  • Un libro d’epoca che riguardi un argomento specifico caro alla persona che lo riceverà.

Esperienze

Se vuoi fare un regalo davvero speciale, puoi optare per un’esperienza vintage. Puoi regalare un biglietto per un concerto di musica dal vivo, un tour di una città storica o un corso di cucina tradizionale.

Alcune idee al riguardo:

  • Una giornata a bordo di un’auto d’epoca.
  • Un tour di una città storica, per scoprire le bellezze di un tempo passato.
  • Un giro in treno su un vagone storico.

Oggetti personalizzati

Se vuoi fare un regalo davvero unico, puoi pensare ad un oggetto personalizzato. Potresti far incidere il nome della persona cara su un oggetto vintage, oppure far stampare una foto d’epoca su un capo di abbigliamento o su un accessorio.

Alcune idee al riguardo:

  • Un complemento di arredo personalizzato, per un regalo davvero speciale.
  • Un capo di abbigliamento o un accessorio personalizzato, per un regalo unico e originale.
  • Un oggetto vintage personalizzato, per un regalo che offre un tocco di nostalgia.

Leggendo con calma questi spunti, troverai sicuramente il regalo perfetto da fare ad una persona che ama il vintage.

Ricorda chiaramente di scegliere un regalo che sia in linea con i suoi gusti ed interessi, e vedrai che non sbaglierai.

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Sostenibilità: il sentiment degli italiani verso i retailer non food

Quanto conta la sostenibilità nelle scelte d’acquisto dei consumatori italiani, e quando un prodotto non food è considerato sostenibile?

Secondo i risultati dell’ultima edizione dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, un’azienda è considerata sostenibile se realizza prodotti riciclabili/facilmente smaltibili (59,9%), se utilizza energia da fonti rinnovabili (45,9%) e garantisce condizioni di lavoro e remunerazioni eque ai lavoratori (37,9%).
Le altre caratteristiche indicate riguardano l’ottimizzazione e l’efficientamento dell’uso delle risorse ambientali durante la produzione (37,3%), la produzione a basso impatto ambientale (34,0%), l’uso di packaging riciclabili/riciclati (32,2%), l’ottimizzazione o la compensazione delle emissioni di CO2 (30,8%), la trasparenza e la tracciabilità in tutte le fasi di produzione e lavorazione (19,0%).

Il fattore prezzo

Ma quando si tratta di scegliere quale prodotto sostenibile acquistare, gli italiani considerano soprattutto il ridotto consumo di risorse naturali e le basse emissioni durante il ciclo di produzione e distribuzione (39,3%), le modalità di smaltimento (38,4%), e la possibilità di riciclo/riuso del prodotto o dei suoi componenti (37,5%).

Quanto al fattore prezzo, circa 2 italiani su 3 si dichiarano disponibili a pagare di più per un prodotto sostenibile, ritenendo accettabile un incremento di prezzo del 5%-10% su quello standard, con picchi del 20% per bricolage (18,8%) ed elettronica di consumo (18,2%).
Al contrario, i prezzi più alti dei prodotti sostenibili diventano una barriera all’acquisto per alcuni comparti, quali casalinghi e tessile casa (39,9%), edutainment (39,7%), abbigliamento e calzature (37,2%).

I canali di acquisto

Guardando invece ai canali di acquisto, gli italiani che frequentano i punti vendita fisici sono mediamente soddisfatti dello spazio e dell’attenzione che i retailer dedicano ai temi della sostenibilità, ma con margini di miglioramento.
Il 54,9% degli intervistati dà una valutazione intermedia, e il 39,3% alta, ma i pareri sono molto diversi in base ai comparti e al canale considerato.

Ampio è anche il range dei fattori che rendono ‘virtuoso’ un negozio fisico sul fronte della sostenibilità.
Tra essi, in una visione trasversale alle categorie merceologiche, spiccano l’utilizzo di materiali riciclabili per le shopper e gli imballaggi (36,6%), l’assortimento di prodotti pubblicizzati come a basso impatto ambientale (33,7%), la vendita di prodotti in materiale riciclato (28,4%), e il ritiro gratuito di prodotti usati da sostituire (26,5%).

Etichette: poche informazioni, meglio i QR Code

Nei maggiori comparti merceologici analizzati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy emerge, inoltre, l’esigenza degli italiani di ricevere più informazioni, e in modo più comprensibile e semplice, sulla sostenibilità dei prodotti.
Infatti, il 24% cerca sull’etichetta informazioni sulla sostenibilità, ma non le trova, e il 23% le ritiene poco chiare o comprensibili.
Per poter accedere alle informazioni sulla sostenibilità il metodo preferito è quello digitale, tramite QR Code o link al sito del produttore.

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