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La trasformazione della distribuzione IT

Il mondo della distribuzione italiana chiude l’anno 2023 con una performance negativa. L’anno si è infatti chiuso con un calo del 7,8% rispetto al fatturato registrato l’anno precedente. I dati sono contenuti nel Panel Distribuzione GfK ed evidenziano una contrazione generalizzata in tutti i principali settori, coinvolgendo sia il lato Consumer (-10,6%) che gli investimenti nel segmento Business (-6,1%).

Fine delle tensioni sull’offerta e ritorno ai prezzi prepandemici 

Il valore di mercato subisce una diminuzione anche a causa della cessazione delle tensioni sull’offerta dei prodotti, che ha riportato i prezzi unitari ai livelli pre-pandemici. Questo scenario presenta una sfida per gli attori della catena distributiva, che devono affrontare il problema del recupero della marginalità erosa da una sovrabbondanza di prodotti Tech rispetto alla domanda effettiva.

Rinascita della distribuzione IT end-to-end con la Supply Chain 4.0

La trasformazione della distribuzione IT end-to-end torna al centro dell’attenzione con l’avvento della Supply Chain 4.0. Caratterizzata dall’applicazione dell’Internet of Things, dalla robotica avanzata e dall’analisi dei big data, questa nuova era della gestione della filiera richiede l’implementazione di processi avanzati come la pianificazione analitica della domanda o S&OP integrato, diventati ormai elementi consolidati nelle aziende.

Il ruolo chiave del processo S&OP nell’ottimizzazione della Supply Chain

Un processo di S&OP ben implementato rivede i piani di allineamento tra la domanda del cliente e le forniture, consentendo al management team di analizzare le performance e definire strategie future.
Ad esempio, prodotti con breve ciclo di vita e alta variabilità della domanda richiedono una revisione più frequente del processo S&OP rispetto a quelli con domanda a bassa variabilità. Un S&OP efficace diventa quindi fondamentale per una gestione ottimale dell’intera Supply Chain.

L’influenza delle tecnologie emergenti nella gestione della Supply Chain

Negli ultimi anni, sono emerse diverse tecnologie che stanno alterando i modi tradizionali di lavorare nel settore della gestione della Supply Chain. Questi includono l’intelligenza artificiale generativa (AI), l’analisi dei dati, l’automazione, l’apprendimento automatico, l’Internet of Things (IoT), la blockchain e altro ancora. La prospettiva di una catena di approvvigionamento intelligente sembra destinata a diventare la nuova normalità nei prossimi anni.

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Dai fichi turchi ai pistacchi iraniani è allarme prodotti contaminati 

Lo ha scoperto la Coldiretti: alcuni cibi ‘pericolosi’ per la sicurezza alimentare rischiano di finire nel carrello degli italiani in cerca di risparmio. La ‘black list’ compilata dalla Coldretti va dai fichi turchi ai pistacchi iraniani, dalle spezie indiane ai litchi cinesi.

L’analisi dell’Associazione, condotta sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), e diffusa in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, conferma come nel 2022 sul totale dei 317 allarmi rilevati 106 scaturivano da importazioni da altri stati dell’Unione Europea (33%) e 167 da Paesi extracomunitari (53%).
Solo 44 (14%) riguardavano prodotti con origine nazionale.
In pratica, oltre otto prodotti pericolosi su dieci provengono dall’estero (86%).

Attenzione a mercurio, aflatossine, salmonella

I pericoli maggiori per la salute dei consumatori italiani provengono dai fichi secchi della Turchia, contaminati dalle aflatossine, dal pesce spagnolo, per l’alto contenuto di mercurio, dalla carne di pollo polacca, contaminata da salmonella, e da cozze e vongole spagnole, sempre con salmonella insieme al batterio dell’escherichia coli.

Molto pericolosi anche i pistacchi di Turchia, Iran e Stati Uniti per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, erbe e spezie indiane e litchi cinesi, per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti, e anche ostriche francesi al norovirus, che provoca violente gastroenteriti.
È un’emergenza che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma che si estende anche a quelli più ricchi.

Residui chimici irregolari oltre i limiti di legge

Insomma, cibi e bevande straniere sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge pari al 6,4% del totale, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale.

In caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono però determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio. Con il rischio di generare un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi, e che spesso mette in difficoltà interi comparti economici.

Ampliare l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta

Grazie alla battaglia della Coldiretti arriva l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine anche per frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole e altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.

Un risultato ottenuto con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’UE del regolamento delegato 2023/2429, che avrà piena attuazione a partire dal 1° gennaio 2025.
Tuttavia, la provenienza resta sconosciuta in diversi casi: dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti, senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti a indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola.

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Donne, a che punto è la strada per l’uguaglianza?

La lotta delle donne per l’uguaglianza e la sicurezza continua a essere in salita a livello mondiale, secondo i risultati dell’indagine annuale WIN World Survey 2022 realizzata dalla Worldwide Independent Network of Market Research in collaborazione con BVA Doxa. La ricerca ha coinvolto circa 29.000 persone in 39 Paesi per analizzare la percezione della società sul tema della gender equality.

Discriminazione sul luogo di lavoro

In particolare, la discriminazione di genere sul posto di lavoro rimane un problema, con solo il 39% delle persone intervistate che pensa che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini. L’Europa, in particolare l’Italia, la Croazia e la Francia, mostra i maggiori livelli di disuguaglianza. Mentre, per quanto riguarda il divario retributivo, il 45% della popolazione mondiale ritiene che la retribuzione sia uguale tra uomini e donne, tuttavia, il 51% degli uomini crede che non ci sia un divario retributivo tra generi rispetto al 38% delle donne.

Peggiora il rischio violenza

Purtroppo, i dati relativi alla violenza fisica e psicologica contro le donne sono in aumento rispetto all’anno precedente, in particolare per le giovani donne dai 18 ai 24 anni. In Europa, il dato è salito dal 14% del 2021 al 16% del 2022, mentre in Italia il valore è al 19%, con un incremento di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Negli Stati Uniti, i risultati mostrano un aumento del 10% della violenza contro le donne di età compresa tra 17 e 34 anni: dal 12% del 2019 a oltre il 22% dell’ultimo sondaggio.

Sì al viaggio e alla tutela della salute

Le donne desiderano tornare a viaggiare, ma sono sempre meno interessate ad avere figli e sono molto attente alla propria salute. L’indagine ha anche esaminato il tema del benessere mentale e ha rilevato che il 50% delle giovani donne tra i 17 e i 35 anni ha sofferto di stress nel 2022, rispetto al 46% tra i 35 e i 54 anni.

Qualche segnale di miglioramento c’è

Nonostante la situazione non sia ancora perfetta, l’indagine ha evidenziato alcuni progressi compiuti da alcuni paesi o regioni. Tuttavia, la presidente di WIN e CEO di BVA Doxa, Vilma Scarpino, ha dichiarato che i numeri in tutto il mondo sono ancora troppo alti per quanto riguarda la disuguaglianza di genere e gli atti di violenza e ha sottolineato l’importanza di apprezzare i piccoli ma importanti passi avanti nella lotta per l’uguaglianza e la sicurezza delle donne.

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Percezioni e abitudini sulla salute nel mondo

WIN International, di cui fa parte BWA Doxa, ha diffuso i risultati dell’Annual WIN World Survey – WWS 2021, il sondaggio sulla percezione e le abitudini relative alla salute, che ha coinvolto 33.236 persone in 39 Paesi. A livello mondiale, nel 2021 la percezione sullo stato generale della propria salute registra un lieve calo rispetto al 2020 (dal 79% al 77%), ma gli uomini si percepiscono più in salute (80%) rispetto alle donne (75%). In Italia l’83% della popolazione si dichiara abbastanza o molto in salute, un dato superiore a quello di altri Paesi europei, come Spagna (74%), Germania (70%), Regno Unito (63%), e superiore dell’11% rispetto alla media europea (72%). Secondo l’OMS, c’è disuguaglianza nell’accesso ai servizi e negli stili di vita, legati a variabili socio-economiche e alle condizioni del luogo in cui si è nati.

La pandemia influisce sulla salute mentale

Mentre quasi tutte le abitudini erano già state incluse nei precedenti sondaggi e possono quindi essere confrontate con i risultati passati, ‘mangiar sano’ è una nuova abitudine aggiunta. Nonostante siano trascorsi più di due anni dall’inizio della pandemia, non ci sono cambiamenti significativi rispetto agli anni precedenti nelle abitudini prese in considerazione. Tuttavia, la pandemia potrebbe aver influito sulla salute mentale. Il numero di persone che soffre di stress negli ultimi 2 anni è aumentato, seppur lievemente, passando dal 30% del 2019 al 33% del 2021.

Mangiar sano ed esercizio fisico

Il 67% degli intervistati, in maggioranza donne, e il 67% degli europei, afferma di mantenere una sana alimentazione quotidiana, così come gli ultra 65enni (76%), e i 55-64enni (69%). In Italia il 77% afferma di seguire una dieta salutare, una delle percentuali più alte in Europa, seconda solo alla Spagna (84%). Il 40% degli intervistati globali afferma poi di fare esercizio fisico in maniera costante, un dato che conferma un trend in crescita (37% nel 2019 e 39% nel 2021). Gli uomini più delle donne (43% vs 37%), mentre gli italiani che fanno esercizio fisico (38%) sono inferiori rispetto alla media generale (40%) e a quella europea (42%).

Stress, fumo, consumo di alcolici

Oggi sempre più persone affermano di soffrire lo stress, soprattutto le donne (38%), chi ha redditi più bassi (37%) e gli studenti (40%). I Paesi dell’area MENA (42%) e l’Europa (35%) registrano le percentuali più alte. Il dato Italia (40%) è più alto della media europea. A livello globale il 74% dichiara poi di non fumare o farlo occasionalmente. Gli uomini sono più fumatori delle donne (22% vs 13%), e in Italia i fumatori sono il 21%, in linea con la media europea (20%). Nonostante il consumo indiscriminato di alcolici sia associato a diverse malattie è un’abitudine ampiamente diffusa in molti Paesi, come il Giappone (46%). Gli uomini che dichiarano di bere sono quasi il doppio rispetto alle donne (20% vs 11%). In Europa lo dichiara il 20%, mentre in Italia lo afferma il 15%.

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