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Da Apple una svolta per le riparazioni degli iPhone: ora si potranno usare anche i pezzi second hand

A partire da l’anno in corso, Apple renderà disponibili ai possessori di iPhone parti usate selezionate per alcuni modelli. Apple ha infatti annunciato una svolta significativa nella sua politica di riparazione degli iPhone, introducendo la possibilità dell’uso di componenti di seconda mano. Questa novità dovrebbe per migliorare l’accesso a riparazioni sicure, ma a costi contenuti.

La mossa di Apple rappresenta sicuramente un passo avanti per l’azienda nel campo della sostenibilità e dell’autonomia degli utenti. Anche perché queste riparazioni potranno essere eseguite sia da utenti competenti sia da terzi indipendenti.

Ogni dispositivo conserverà un registro completo delle riparazioni effettuate

Tra i primi componenti che saranno messi a disposizione ci saranno i sensori biometrici per il Face ID (riconoscimento facciale attraverso uno scanner 3d) e il Touch ID (riconoscimento tramite lettore di impronte digitali), sebbene la politica di Apple, finalizzata a verificare l’autenticità delle parti e la cronologia dell’hardware, resterà in vigore.
Inoltre, ogni dispositivo conserverà un registro completo delle riparazioni effettuate, indicando se sono state usate parti nuove o di seconda mano. 

In un ulteriore sforzo per semplificare il processo di riparazione, Apple ha anche annunciato un’ulteriore novità: coloro che riparano i dispositivi non dovranno più fornire i numeri di serie quando ordinano le parti di ricambio, a meno che non si tratti di sostituire la scheda madre.

Il programma di auto riparazione si espande a 33 Paesi

Il programma di auto-riparazione di Apple è stato lanciato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2022, per poi espandersi in vari altri Paesi nel mondo.
Con il recente aggiornamento dell’11 aprile, il programma ora supporta 40 prodotti Apple in 33 Paesi e altri territori.

L’introduzione di questa politica avviene in un momento in cui le autorità di alcuni tra i mercati principali di Apple hanno espresso critiche aperte verso le politiche dei produttori di dispositivi riguardo alle riparazioni. Soprattutto in riferimento al problema dello smaltimento dei rifiuti elettronici, che ogni anno si accumulano in quantità enormi.

Nuova tendenza: stop all’obsolescenza programmata, è ora di prolungare la vita dei dispositivi

Seguendo una tendenza che sembra orientata a prolungare la vita utile dei dispositivi, anche altri produttori, tra cui Samsung e Google, hanno lanciato schemi di riparazione simili.

Si tratta di un cambio di passo per l’industria dell’elettronica di consumo, riporta Adnkronos, che ora sembra voler adottare pratiche più sostenibili e più orientate al consumatore.

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Italia quinta al mondo per export, +48% dal 2015

Dal 5 al 25 aprile di quest’anno saranno circa 300 le iniziative organizzate in tutta Italia per celebrare la giornata del Made in Italy, giornata che si è scelto di celebrare il 15 aprile, data della nascita di Leonardo Da Vinci.

Nel corso della presentazione della giornata del Made in Italy Adolfo Urso, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha dichiarato che tra il 2015 e il 2023 le esportazioni italiane sono aumentate in valore del 48%. 
Il ministro ha anche sottolineato che il nostro Paese ora è il quinto a livello globale per le esportazioni, superando nella classifica la Corea del Sud.

La qualità italiana nei settori delle “quattro A” 

Il ministro Urso ha definito i prodotti italiani “belli, buoni, ben fatti e anche sostenibili”, ribadendo la qualità italiana nei cosiddetti settori delle quattro A, ovvero, alimentare, abbigliamento, arredo e automazione.

“Il Made in Italy – ha affermato il ministro – non è un modello di produzione ma un modello di vita. L’eccellenza della nostra produzione si identifica nelle quattro I che sostengono il nostro modello, che corrispondono all’Identità, la riconoscibilità dei manufatti italiani nel mondo, l’Innovazione, alla quale sono dedicate una grande quantità di risorse del PNNR, l’Istruzione e l’Internazionalizzazione”.
A proposito dell’istruzione, il ministro Urso ha ricordato l’importanza delle competenze dei lavoratori delle imprese italiane, che spinge “chi acquista le nostre imprese a continuare a produrre nel nostro Paese”.

La manifattura torna in crescita dopo un anno

L’indice Pmi manifatturiero dell’Italia torna a segnalare crescita dopo un anno, con una lieve espansione sia degli ordini sia della produzione. L’indice Hcob Italy Manufacturing Purchasing Managers Index a marzo è risultato pari a 50,4, in crescita rispetto a 48,7 di febbraio.

Un risultato che conferma come per la prima volta dal marzo 2023 l’indice torni sopra la soglia dei 50 punti, quella che separa la contrazione dall’espansione dell’attività manifatturiera.
Il miglioramento dell’indice riflette, oltre ad output e ordini, questi ultimi in rialzo dopo un anno, il miglioramento nelle condizioni di occupazione, mentre un freno al Pmi arriva dagli acquisti, dal momento che le imprese stanno continuando a ricorrere alle scorte.

“Rispetto ai mesi precedenti la produzione ha visto un salto significativo”

Il lieve miglioramento delle vendite totali a marzo deriva in larga parte dalla domanda da parte di clienti ‘domestici’, riporta Ansa, mentre la domanda dall’estero è in lieve calo.
“Il settore manifatturiero italiano può tirare un sospiro di sollievo”, ha commentato Tariq Kamal Chaudhry, economista della Hamburg Commercial Bank che elabora l’indice in collaborazione con S&P Global.

“Dopo quasi un anno di difficoltà il Pmi Hcob è uscito dalla zona di contrazione, e con un valore di 50,4 l’Italia si unisce alla Spagna come seconda, fra le quattro maggiori economie europee, nel registrare espansione – ha spiegato Tariq Kama Chaudhry -. La produzione ha visto un salto significativo rispetto ai mesi precedenti”.

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Cybersecurity: le aziende investono oltre 100mila dollari all’anno per la formazione

Oltre il 70% delle aziende spende ogni anno oltre 100.000 dollari per la garantire l’aggiornamento dei propri dipendenti nel campo della cybersecurity.
Tuttavia, le aziende evidenziano anche la mancanza di corsi mirati a coprire nuove aree di interesse nel mercato della formazione, e dichiarano che i training non sempre portano i risultati attesi.

Emerge dalla ricerca di Kaspersky dal titolo The portrait of the modern Information Security Professional, che inoltre esamina il problema della carenza di personale a livello globale nel campo della cybersecurity, analizzando le motivazioni e identificando i metodi di valutazione e aggiornamento della workforce aziendale dedicata alla sicurezza IT.

Per il 39% dei professionisti la formazione aziendale non è sufficiente

Secondo la ricerca, le aziende per l’aggiornamento dei propri team di cybersecurity investono in modo significativo. In particolare, il 43% spende abitualmente tra i 100.000 e i 200.000 dollari all’anno, il 31% addirittura più di 200.000 dollari, mentre il restante 26% investe abitualmente meno di 100.000 dollari.

Inoltre, la ricerca ha rivelato che il 39% dei professionisti della cybersecurity (un dato che sale al 42% in Europa) ritiene che la formazione aziendale non sia sufficiente. Per essere competitivi sul mercato e aggiornare le conoscenze e le competenze, i professionisti sono infatti disposti a frequentare ulteriori corsi di formazione a proprie spese. Tuttavia, osservano che il mercato della formazione fatica a stare al passo con un settore in rapida evoluzione e non riesce a fornire in tempo i programmi di aggiornamento necessari.

Pochi corsi affrontano i nuovi ambiti di interesse

La ricerca mostra che la scarsità di corsi che coprono nuovi ambiti di interesse (49%) è il problema principale per chi cerca una formazione sulla cybersecurity.
Il 47% degli intervistati afferma poi che i tirocinanti tendono a dimenticare quanto appreso perché non hanno avuto la possibilità di applicare le conoscenze appena acquisite, quindi per loro i corsi si sono rivelati inefficaci.

E per il 45% degli operatori risulta complicato richiedere prerequisiti formativi specializzati, come la codifica e la programmazione avanzata, che non sono stati specificati durante la fase di pre-registrazione.

Migliorare le competenze interne più efficace di cercare sempre nuovi candidati

“Con un panorama di minacce in costante evoluzione, le aziende dovrebbero migliorare continuamente le competenze del proprio personale responsabile della cybersecurity per essere preparate ad affrontare sofisticati attacchi informatici – commenta Veniamin Levtsov, VP, Center of Corporate Business Expertise di Kaspersky -. Lo sviluppo di specialisti di alto profilo all’interno dell’azienda e la creazione di competenze interne possono essere una strategia efficace per le organizzazioni che vogliono fidelizzare i propri dipendenti e permettergli di crescere professionalmente, invece di andare costantemente alla ricerca di nuovi candidati e verificare il loro background professionale e le competenze pratiche”.

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Rapporto Censis: il vero e il falso della comunicazione

Nell’era biomediatica, alcuni mezzi sono in grado di raccogliere un vasto pubblico e rispondere alle diverse esigenze comunicative. Secondo il 19° Rapporto sulla comunicazione del Censis, a svolgere questo compito è ancora la televisione, ma è la radio che continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media.
Nel 2023 a guardare la tv è il 95,9% degli italiani (+0,8%) e il 56,1% la tv via internet (+3,3%). Il vero boom però è della mobile tv, passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 33,6%.

Nell’era del politically correct, per gli italiani (75,8%) i media non dovrebbero mai usare espressioni ritenute offensive o discriminatorie da alcune categorie di persone. Ma quando si passa alla vita quotidiana, il 69,3% è infastidito dal fatto che ci sia sempre qualcuno che si offende se si pronuncia qualche frase ritenuta inopportuna.

Consolidamento di internet, smartphone, social network

Tra il 2022 e il 2023 si registra un consolidamento dell’impiego di internet (89,1% di utenza, +1,1%), e si evidenzia una sovrapposizione quasi perfetta con quanti utilizzano gli smartphone (88,2%), e molto prossima agli utilizzatori di social network (82,0%).

E se per i media a stampa si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, tra i giovani (14-29 anni) il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok.
In lieve flessione, oltre a Facebook, anche Spotify e Twitter. Colpisce la discesa di Telegram (dal 37,2% del 2022 al 26,3%) e Snapchat (dal 23,3% all’11,4%).

AI: l’incertezza sul futuro 

Il 74,0% degli italiani ritiene che gli sviluppi dell’Intelligenza artificiale al momento siano imprevedibili. In percentuali pressoché analoghe vengono espressi giudizi sia ottimistici sia pessimistici sugli effetti che l’AI potrà produrre.
Tra gli ottimisti, il 73,2% pensa che le macchine non potranno mai sviluppare una vera forma di intelligenza come gli umani, tra i pessimisti, il 63,9% teme che sarà la fine dell’empatia umana.

Allarmisti anche quanti credono che non sapremo più distinguere il vero dal falso, con grandi rischi per le democrazie (68,3%), e c’è chi pensa che sarà la fine della privacy perché saremo tutti controllati dagli algoritmi (66,3%).

Carta stampata in crisi perenne, segnali di ripresa per i libri

Per i media a stampa si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola. Nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, nel 2023 dal 22,0% (-3,4% in un anno e -45,0% in quindici anni).
Si registra ancora una limatura dei lettori di settimanali (-1,7%) e mensili (-2,8%), e diminuiscono anche gli utenti dei quotidiani online (30,5%, -2,5% in un anno), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione (58,1%, +21,6% dal 2011).

Nel 2023 però si arresta l’emorragia di lettori di libri. Gli italiani che leggono libri cartacei sono il 45,8% (+3,1% rispetto al 2022 ma -13,6% rispetto al 2007). La ripresa non riguarda i lettori di e-book, che rimangono stabili al 12,7% (-0,6%).

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La trasformazione della distribuzione IT

Il mondo della distribuzione italiana chiude l’anno 2023 con una performance negativa. L’anno si è infatti chiuso con un calo del 7,8% rispetto al fatturato registrato l’anno precedente. I dati sono contenuti nel Panel Distribuzione GfK ed evidenziano una contrazione generalizzata in tutti i principali settori, coinvolgendo sia il lato Consumer (-10,6%) che gli investimenti nel segmento Business (-6,1%).

Fine delle tensioni sull’offerta e ritorno ai prezzi prepandemici 

Il valore di mercato subisce una diminuzione anche a causa della cessazione delle tensioni sull’offerta dei prodotti, che ha riportato i prezzi unitari ai livelli pre-pandemici. Questo scenario presenta una sfida per gli attori della catena distributiva, che devono affrontare il problema del recupero della marginalità erosa da una sovrabbondanza di prodotti Tech rispetto alla domanda effettiva.

Rinascita della distribuzione IT end-to-end con la Supply Chain 4.0

La trasformazione della distribuzione IT end-to-end torna al centro dell’attenzione con l’avvento della Supply Chain 4.0. Caratterizzata dall’applicazione dell’Internet of Things, dalla robotica avanzata e dall’analisi dei big data, questa nuova era della gestione della filiera richiede l’implementazione di processi avanzati come la pianificazione analitica della domanda o S&OP integrato, diventati ormai elementi consolidati nelle aziende.

Il ruolo chiave del processo S&OP nell’ottimizzazione della Supply Chain

Un processo di S&OP ben implementato rivede i piani di allineamento tra la domanda del cliente e le forniture, consentendo al management team di analizzare le performance e definire strategie future.
Ad esempio, prodotti con breve ciclo di vita e alta variabilità della domanda richiedono una revisione più frequente del processo S&OP rispetto a quelli con domanda a bassa variabilità. Un S&OP efficace diventa quindi fondamentale per una gestione ottimale dell’intera Supply Chain.

L’influenza delle tecnologie emergenti nella gestione della Supply Chain

Negli ultimi anni, sono emerse diverse tecnologie che stanno alterando i modi tradizionali di lavorare nel settore della gestione della Supply Chain. Questi includono l’intelligenza artificiale generativa (AI), l’analisi dei dati, l’automazione, l’apprendimento automatico, l’Internet of Things (IoT), la blockchain e altro ancora. La prospettiva di una catena di approvvigionamento intelligente sembra destinata a diventare la nuova normalità nei prossimi anni.

Come pulire i filtri dell’aria condizionata canalizzata?

Un sistema di aria condizionata canalizzata è una soluzione di climatizzazione efficiente e silenziosa che diffonde l’aria in modo uniforme in tutti gli ambienti di una abitazione.

Per garantire il corretto funzionamento e la massima efficienza dell’impianto, è importante ricordare di pulire regolarmente i filtri.

A breve vedremo il perché sia così importante prendersi cura dei filitri ed il modo più sicuro ed efficace per pulirli.

Perché è importante pulire i filtri?

I filtri dell’aria condizionata canalizzata sono importanti perché trattengono polvere, polline, smog e altri agenti inquinanti.

Se non vengono puliti regolarmente, questi accumuli possono ad esempio ridurre l’efficienza del sistema di climatizzazione, aumentando di conseguenza i consumi energetici.

Un altro problema della mancata pulizia al lungo termine potrebbe essere quello relativo alle bocchette di aerazione parzialmente ostruite, che causerebbero una distribuzione non uniforme dell’aria.

Tra l’altro uno de problemi legato ai filtri dell’aria condizionata sporchi, spesso sottovalutato, è quello di favorire la proliferazione di batteri e muffe, con conseguenti rischi per la salute.

Quando bisogna pulire i filtri?

La frequenza con cui pulire i filtri dipende da diversi fattori.

L’accumulo di sporco può infatti essere accentuato o meno dal livello di inquinamento dell’aria esterna, dunque anche la zona in cui si vive incide sulla frequenza con la quale i filtri vanno puliti.

Altro fattore determinante nella peridiocità della pulizia dei filtri è la frequenza di utilizzo dell’impianto di climatizzazione, dato che un impianto che viene adoperato di più è chiaramente più soggetto ad accumulare sporcizia.

In generale, si consiglia di pulire i filtri almeno una volta all’anno, ma in caso di elevato inquinamento atmosferico o di frequente utilizzo del climatizzatore, potrebbe essere necessario pulirli più spesso.

Come pulire i filtri?

La pulizia dei filtri dell’aria condizionata canalizzata è un’operazione semplice che può essere eseguita in pochi minuti. Ecco i passaggi da seguire:

  1. Spegnere l’impianto di climatizzazione e disattivare l’alimentazione elettrica.
  2. Raggiungere le griglie di ventilazione e rimuoverle.
  3. Individuare i filtri. In genere, si trovano proprio dietro le griglie di ventilazione.
  4. Rimuovere i filtri facendo attenzione a non danneggiarli.
  5. Pulire i filtri con un aspirapolvere dotato di una spazzola morbida.
  6. Lavare i filtri  con un prodotto specifico per questo tipo di utilizzo.
  7. Lasciare asciugare i filtri completamente all’aria aperta.
  8. Riposizionare i filtri nel loro alloggio prima di riaccendere l’impianto.

Pulizia delle griglie e delle bocchette di aerazione

Oltre ai filtri, è importante pulire anche le griglie e le bocchette di aerazione. Per farlo, è sufficiente utilizzare un panno umido e un prodotto detergente non aggressivo.

È conveniente fare questa operazione nel momento stesso in cui si puliscono i filtri, ondere evitare di avere griglie sporche che potrebbero vanificare il nostro lavoro di pulizia dei filtri.

Sanificazione del sistema di climatizzazione

Oltre alla pulizia ordinaria, è consigliabile effettuare anche una sanificazione periodica del sistema di climatizzazione canalizzata.

Questo intervento, che deve essere eseguito da un professionista del settore, permette di eliminare batteri, muffe e altri microrganismi che possono proliferare all’interno dell’impianto.

Si può approfittare e far effettuare la sanificazione in occasione di interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria da parte di personale qualificato.

In sintesi

La pulizia regolare dei filtri e la sanificazione periodica del sistema di climatizzazione canalizzata sono interventi essenziali per garantire il corretto funzionamento dell’impianto, ma non solo.

A giovarne sono anche i consumi di energia e la salubrità dell’aria negli ambienti domestici, il che è davvero importante soprattutto in presenza di bambini o anziani in casa.

Si tratta di una piccola manutenzione che richiede poco tempo dunque, ma ha una grande importanza sia per il comfort in casa che per quanto riguarda l’economia domestica.

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Mercato immobiliare: sono 235.725 le compravendite nel II trimestre 2023  

Sono 235.725 le convenzioni notarili di compravendita e gli altri atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari nel II trimestre 2023.
La variazione percentuale sul dato destagionalizzato è di -4,1% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua sul dato non destagionalizzato è di -16,0%.

Nel confronto congiunturale l’abitativo segna variazioni percentuali negative in tutte le ripartizioni geografiche del Paese (Nord-Ovest -5,9%, Nord-Est -5,1%, Sud -4,1%, Centro -2,4%), fatta eccezione per le Isole, che rimangono sostanzialmente stabili (+0,1%).
Il settore economico è in diminuzione su tutto il territorio nazionale. Nel Nord-Ovest -5,4%, nelle Isole -3,2%, al Centro -3,0%, nel Sud -0,6% e nel Nord-est -0,4%.

Il 94,0% delle convenzioni stipulate riguarda i trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (221.514), il 5,7% quelli a uso economico (13.373) e lo 0,4% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (838).

In un anno variazioni percentuali negative in tutto il Paese

Rispetto al II trimestre 2022 le transazioni immobiliari diminuiscono del 16,7% nel comparto abitativo e dell’1,5% nell’economico.
A livello territoriale il settore abitativo segna, su base annua, variazioni percentuali negative in tutto il Paese: Nord-Ovest -21,6%, Centro -17,8%, Sud -14,8%, Nord-Est -13,8% e Isole -5,5%. 

Il settore economico diminuisce nel Nord-Ovest (-6,5%), nel Centro (-6,4%) e nelle Isole (-4,2%), mentre aumenta nel Nord-Est (+6,2%) e al Sud (+4,9%). Nel settore abitativo le compravendite si riducono sia nei grandi sia nei piccoli centri (rispettivamente, -20,9% e -13,5%), in quello economico, diminuiscono nei grandi centri (-6,6%) e aumentano nei piccoli (+2,1%).

Mutui: -7,3% rispetto al I trimestre

Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono 78.512. La variazione percentuale calcolata sul dato destagionalizzato è di -7,3% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua calcolata sul dato non destagionalizzato è di -35,3%.

Il calo interessa tutto il territorio su base sia congiunturale (Sud -9,5%, Nord-Ovest -8,4%, Nord-Est -7,6%, Isole -6,3% e Centro -3,9%) sia annua (Nord-Ovest -40,6%, Centro -36,2%, Sud -32,5%, Nord-Est -30,4%, Isole -27,6%), le città metropolitane -39,5% e i piccoli centri -31,7%.

Primi sei mesi del 2023: mercato a -13,7%

Nel I semestre 2023 il mercato immobiliare, con 446.416 convenzioni notarili di compravendita, registra un andamento in ribasso rispetto allo stesso periodo del 2022 (-13,7%). La flessione interessa il settore abitativo (-14,4%), con variazioni negative superiori alla media nazionale nel Nord-Ovest (-19,3%) e al Centro (-17,0%), più lieve nel Nord-est -11,1%, Sud -10,2% e Isole -5,2%.

Il settore economico è stabile a livello nazionale, mentre registra un andamento differenziato per area geografica, con una crescita al Sud (+5,2%) e nel Nord-Est (+4,6%) e una contrazione al Centro (-4,2%), nel Nord-Ovest (-3,1%) e nelle Isole (-1,8%).
Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (152.094 nel I semestre 2023) sono in forte calo (-33,3%). Soprattutto al Nord-ovest (-38,7%) e il Centro (-35,1%), più contenuta al Sud -29,2%, Nord-Est -28,1% e Isole -26,6%.

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Spesa in contenuti digitali: nel 2023 vale 3,6 miliardi di euro

A quanto emerge dall’Osservatorio Digital Content, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, la spesa dei consumatori italiani in contenuti digitali d’informazione e intrattenimento nel 2023 raggiunge 3,6 miliardi di euro, +5% rispetto al 2022.

A contribuire allo sviluppo, il rinnovato interesse da parte degli utenti per una vasta gamma di contenuti digitali. In particolare, l’informazione, i video di intrattenimento e i contenuti musicali.
Il mercato dei contenuti digitali si articola in due macro-componenti: la spesa degli utenti per fruire dei contenuti attraverso sottoscrizione di abbonamenti o l’acquisto di singoli contenuti, e la raccolta pubblicitaria.

Il Video Intrattenimento prede il volo

Il settore più rilevante in valore assoluto è il Video Intrattenimento che pesa il 44% della spesa totale (circa 1,6 miliardi), e cresce anno su anno del +7% in termini di spesa del consumatore e del +14% per la raccolta pubblicitaria. Influiscono sui numeri del settore l’aumento dei prezzi, i nuovi modelli di abbonamento ibridi, che includono anche annunci pubblicitari, e il potenziato contrasto alla pirateria.

Cresce (+18%) anche il settore dell’Audio Digitale (musica, audiolibri, podcast), seppur rappresenti solo il 9% del totale del mercato (circa 325 milioni).
Informazione ed eBook rimangono invece ancora poco rilevanti in termini assoluti (5% della spesa totale, 170 milioni). Mentre il Gaming, grazie alla diffusione di consolle digital only, torna a crescere (+2%) coprendo il 42% della spesa (oltre 1,5 miliardi).

Le tendenze dei consumatori

Secondo i dati BVA Doxa, nel 2023 i contenuti più fruiti dagli utenti italiani (80%) sono informazione, video di intrattenimento e contenuti musicali, seguiti da riviste, videogiochi e podcast. Seppur eBook e audiolibri catturino l’interesse solo di circa un terzo del campione, insieme ai podcast risultano quelli con il maggiore potenziale di crescita nel prossimo futuro.

I consumatori italiani dichiarano che il tempo dedicato ai contenuti digitali rimarrà stabile nei prossimi 12 mesi.
I video di intrattenimento on-demand risultano centrali in termini di spesa, con poco meno dei due terzi di consumatori italiani che fruiscono di questo contenuto a pagamento. Nonostante la maggioranza intenda mantenere costante il budget mensile, la tendenza e di aumentare, seppur in modo contenuto, piuttosto che ridurre la spesa, specialmente nell’ambito informazione e audiolibri.

I trend tecnologici emergenti

Il concetto di Web3 rende possibile lo sviluppo di nuove modalità di distribuzione e commercializzazione dei contenuti digitali. Alcuni esempi di impatti tangibili potrebbero essere la ridefinizione del concetto di proprietà digitale, una maggiore tracciabilità e trasparenza nella filiera associate all’idea di equo compenso per i differenti attori, e la creazione di mercati secondari.

L’AI generativa, nel 2023 ha avuto la sua consacrazione, e l’industria dei contenuti digitali si sta interrogando su quale sia il perimetro per il suo utilizzo. Per quanto riguarda il metaverso, si è invece assistito a una riduzione degli investimenti, anche a fronte di un cambio di focus proprio verso il tema dell’AI.

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Preferenze di acquisto: on line batte negozio fisico? 

Gli acquisti on line sono ormai una prassi consolidata, tanto che la media per i cittadini è di almeno due “spese” al mese. Lo rivela il Global Consumer Trends Report di BigCommerce e Retail Dive, che evidenzia come le abitudini di acquisto stiano subendo una significativa trasformazione.

Il 39% delle 1.300 persone intervistate in Europa, Nord America, Medio Oriente e Africa preferisce acquistare online, mentre solo il 21% predilige l’esperienza di acquisto in negozio fisico.

Shopping on line, il 77% dei compratori ha speso di più rispetto l’anno precedente 

Un dato interessante è che il 77% degli acquirenti online ha speso nel 2023 quanto o più rispetto all’anno precedente. Questo aumento è attribuibile principalmente alla convenienza e flessibilità degli acquisti online, uniti alla possibilità di ricevere sconti esclusivi e omaggi. SI tratta di un insieme di elementi chiave che caratterizzano l’esperienza digitale di shopping.

Frequenza degli acquisti online

La maggior parte degli intervistati (76%) effettua acquisti online almeno due volte al mese tramite siti web, app o social media, mentre il 49% compie almeno un acquisto online a settimana. Ma dove si concentrano le sessioni di shopping sul web? I settori più popolari per gli acquisti includono abbigliamento e accessori (47%), salute e bellezza (40%) e ristoranti e generi alimentari (36%).

Le categorie di acquisti su abbonamento vedono in testa i generi alimentari (30%), seguiti da intrattenimento (22%) e cosmetici/cura del corpo (21%).

La spedizione gratuita è un vero driver di vendita

Il 40% degli acquirenti online indica la consegna gratuita come prima aspettativa durante l’esperienza dello shopping. Un altro 35% del campione considera le spese di reso come un inconveniente e quindi un “deterrente”. Non per niente, il 26% degli intervistati ha abbandonato il carrello della spesa online nei precedenti tre mesi a causa dei costi di spedizione. 

Ricerche e comparazioni prima di acquistare

Gli acquirenti online effettuano ricerche su una varietà di media, inclusi l’utilizzo dell’app del rivenditore (54%), siti web via mobile (50%) o desktop (49%). Le ricerche avvengono principalmente su dispositivi mobili (61%), seguite da quelle sul web (57%) e su marketplace (57%). La ricerca e il confronto dei prezzi con rivenditori concorrenti sono ormai prassi abituale. Infatti il 95% dei consumatori dichiara di confrontare i prezzi prima di effettuare un acquisto.

L’exploit del Buy Now, Pay Later (BNPL)

Il 23% degli acquirenti intervistati ha utilizzato come metodo di pagamento il “Buy Now, Pay Later” (BNPL), manifestando un crescente interesse verso questa opzione. Nonostante la prevalenza delle carte di credito o debito (93%) al momento del checkout, il BNPL sta guadagnando popolarità come alternativa di pagamento.

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Clonazione vocale con l’AI, quali sono i rischi?

La tecnologia di clonazione vocale basata sull’intelligenza artificiale (AI) ha compiuto progressi notevoli negli ultimi anni, mostrando una crescente sofisticazione e realismo. Questo sviluppo ha aperto nuove opportunità in diversi settori, inclusi l’intrattenimento, l’assistenza clienti e le interazioni virtuali.

Però, come spesso accade, insieme ai benefici emergono anche potenziali minacce, in particolare l’uso fraudolento di questa tecnologia.

Bastano 5 secondi per replicare una voce

La clonazione vocale AI riguarda la creazione di un modello digitale della voce di un individuo, consentendo la generazione di parole e frasi mai pronunciate da quella persona. Ad esempio, con soli 5 secondi di registrazione vocale, alcuni software avanzati possono creare un clone vocale incredibilmente convincente.

Questa capacità può essere sfruttata da truffatori per imitare persone care, figure di fiducia o autorità, al fine di indurre le vittime a cedere denaro o informazioni sensibili.

Un nuovo terreno per i cybercriminali

Secondo un rapporto dell’FBI del 2020, i crimini informatici hanno causato perdite superiori a 4,2 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con le truffe vocali che rappresentano una parte significativa di tali reati.

Le truffe vocali AI stanno diventando sempre più sofisticate, rendendo difficile per le persone distinguere tra una voce clonata e una reale.

Verificare l’identità di chi telefona

Per proteggersi da queste truffe, esistono diverse misure che individui e organizzazioni possono adottare. È consigliabile verificare sempre l’identità del chiamante, specialmente in caso di richieste di denaro o dati personali. Questa verifica può includere il richiamo attraverso numeri di telefono ufficiali. L’educazione su tattiche e tecniche utilizzate dai truffatori è fondamentale per ridurre il rischio di essere ingannati, e condividere queste informazioni con amici e familiari può essere utile.

Attenzione alla propria privacy

Inoltre, l’utilizzo di tecnologie di sicurezza, come soluzioni software in grado di analizzare le caratteristiche vocali per rilevare eventuali imitazioni, può offrire un livello di protezione aggiuntivo.

Infine, mantenere la propria privacy limitando la quantità di informazioni personali condivise pubblicamente, soprattutto sui social media, può ridurre le possibilità che la propria voce venga clonata.

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